Etimologia del nome: perché emica?
« Un’antropologia non egemonica sposta la sua attenzione dal sapere sugli altri al sapere degli altri, collegando costantemente entrambi i registri. Il sapere degli altri non è “locale”, è sapere. Non si fa entrare il sapere degli altri nel sapere rendendolo minoritario. Il sapere non è qui o là, è qui e là. »
Manifesto di Losanna
In antropologia, il termine emico fa riferimento al punto di vista interno al gruppo sociale studiato, alle credenze e ai valori delle attrici e degli attori che lo compongono. Esse vengono troppo spesso considerate “oggetti” di studio rispetto all’ottica “scientifica” di chi osserva, la cui rappresentazione dei medesimi fenomeni costituisce il punto di vista etico. In italiano la differenza tra i due termini parrebbe attribuire una superiorità morale alla percezione della figura ricercatrice. Un’antropologia che si vuole non egemonica deve impegnarsi a non “trasfigurare i cosiddetti altri in fantasie dell’immaginario Occidentale senza voce in capitolo” praticando la “decolonizzazione permanente del pensiero” (Viveiros de Castro, 2011: p. 5) e a garantire ad ogni attrice e ad ogni attore sociale la propria legittimità di parola. Emica è la prospettiva altrui prima di essere interpretata, tradotta, resa intelligibile, misurabile, classificabile. Emica è altro e altrove, a tratti inafferrabile da occhi non avvezzi, altre volte sorprendentemente familiare.
Emica è accettare che incommensurabilità e parzialità convivono e caratterizzano ogni nostra lettura del mondo e, di conseguenza, il nostro agire. È “l’incompiutezza dell’essere umano” (Paulo Freire, 2014: p. 45), è un sapere che abdica ogni pretesa di categorizzazione inequivocabile, inevitabilmente limitante e statica, accetta la contraddizione, abita i fumosi interstizi della liminalità e cerca il non detto, intriso di significati. Emica è labile e molteplice e in quanto tale accessibile solo in parte e unicamente tramite l’esperienza diretta. Il resto dovrà essere lasciato alla fiducia e al rispetto. Emica permette di attribuire la stessa dovuta legittimità a ogni visione ed espressione umana, porta al riconoscimento nel suo senso etimologico (ri-co-noscere=nascere insieme di nuovo). Emica è educare con pluralità.
« “Condiviso” non vuol dire affatto uniforme, privo di conflitti, omogeneo, ma rimanda al contrario a quella rete di scambi e di appropriazioni successive che uniscono il ricercatore e i soggetti della ricerca, in cui trovano spazio sia il conflitto sia la relazione e che, inevitabilmente, trasformano e particolarizzano i concetti. »
Manifesto di Losanna